Nell’ambito del tema scottante delle infrastrutture in condizioni allarmanti nel nostro Paese, un’altra situazione critica riguarda l’autostrada A3. I lavori per la realizzazione dell’opera si sono conclusi ben 55 anni dopo l’inizio dei lavori, nel 2016, ma ha presentato già dopo poco tempo seri problemi di sicurezza.
Infatti, una tratta della Salerno – Reggio Calabria è stata sottoposta a sequestro. Si tratta del km 14, che collega Mileto a Rosarno. Nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria dopo accurate indagini, l’autostrada che risulta essere il fondamentale collegamento dell’Italia con la Sicilia non è stata chiusa al traffico.
La tratta sottoposta a sigilli è stata lasciata comunque aperta al traffico, perché si è detto che il pericolo non era imminente. Questo significa che, su una struttura non sicura, continuano a passare ogni giorno dalle 20 mila alle 30 mila vetture.
La situazione risulta essere ancora più grave se si considera che uno dei rischi cui è soggetta la tratta sottoposta a sequestro è il crollo dei viadotti che collegano Mileto e Rosarno. Dalle indagini effettuate risulta che i piloni che sorreggono i viadotti sono a rischio crollo, in quanto realizzati con tecniche non idonee a tollerare il corso del fiume Mesima.
In particolare, la zona su cui si è costruito sarebbe a rischio idrogeologico. Più volte il fiume è esondato e, inoltre, il materiale con cui sono stati costruiti i piloni a ridosso del fiume sarebbero di scarsa qualità. Dopo una prima assegnazione, l’opera è stata appaltata alla Cavalleri Spa, che avrebbe dovuto realizzare i lavori sulla base dello specifico studio idraulico condotto secondo le linee del Pai e da sottoporre al parere dell’Autorità di bacino della Calabria.
Lo studio non è stato effettuato e il corso del fiume non è stato modificato, di conseguenza è attuale un allarmante rischio idraulico e idrogeologico. Le indagini del comandante provinciale della Guardia di Finanza stanno continuando. L’appalto per le opere finalizzate a risolvere il problema del rischio di esondazione dovrebbe partire a primavera 2019.
Foto Corriere della Sera